Con l'alta gamma dinamica (HDR) ormai disponibile di default sulla maggior parte dei migliori televisori, potresti esserti imbattuto nel termine "luminosità di picco" usato per descrivere le prestazioni del display o la qualità dell'immagine. Se ti sei domandato che cosa voglia davvero dire questa definizione, prosegui nella lettura del nostro approfondimento. Ti sveleremo, infatti, cos'è la luminosità di picco, come viene misurata e quali informazioni è in grado di fornire.
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La misurazione della luminosità di picco di uno schermo
La luminosità di picco si riferisce alla luminosità nominale massima di uno schermo. Sono diversi i modi utilizzati per interpretare questo valore, data l’eterogeneità di sistemi con cui alcuni schermi limitano la luminosità a pieno campo. Siccome si tratta di una misurazione della luminanza (o della luminosità totale emessa da uno schermo), la luminosità di picco viene misurata in nit (o candela per metro quadrato cd/m²).
La luminosità di picco può essere misurata in valori di "scena reale" e "finestra". Ma in cosa consistono? Ebbene, il valore reale della scena è la luminosità massima che lo schermo può raggiungere durante la visione di contenuti video. Per mettere a confronto uno schermo con un altro, viene di solito utilizzato lo stesso filmato di riferimento: in tal modo, si riesce a confrontare realmente la luminosità complessiva dello schermo. Il valore “finestra” con cui viene misurata la luminosità di picco, copre solo una percentuale dello schermo. Essa viene solitamente misurata visualizzando una casella bianca sullo schermo. Questo test è molto utile per esaminare la capacità di un display di gestire le luci HDR come, ad esempio, una torcia puntata sullo schermo.
La luminosità di picco si applica sia ai contenuti HDR che SDR ma è anche utile quando si vanno a confrontare le luci molto più luminose che spesso connotano i contenuti HDR.
La tecnologia di visualizzazione è in grado di fare la differenza
Alcuni schermi possono diventare molto più luminosi di altri a causa della tecnologia di visualizzazione utilizzata. Ciò, comunque, non si traduce necessariamente in un'immagine di qualità superiore. Per esempio, gli schermi LCD a LED sono in grado di diventare molto più luminosi dei loro “colleghi” OLED. Ecco perché sono adatti ad essere installati in ambienti molto luminosi come, ad esempio, un soggiorno particolarmente esposto al sole.
I produttori di schermi OLED utilizzano un limitatore di retroilluminazione automatico (ABL) “aggressivo” in modo da evitare danni allo schermo derivanti dall'accumulo di calore. Questa scelta è dettata dalla natura organica dei display OLED. Tutto ciò è molto più evidente quando si visualizza sullo schermo una scena luminosa a tutto campo come uno sfondo completamente bianco.
Certamente, quando ti accingi ad acquistare un nuovo televisore, devi tener conto dell’ambiente in cui la guarderai. Ma cerca di non dare eccessiva importanza soltanto alla luminosità di picco. Molti modelli LCD offrono ottimi valori di luminosità di picco, ma soffrono di un rapporto di contrasto scarso, di livelli di nero molto deludenti e di immagini fantasma causate dagli algoritmi di attenuazione.
Anche se i modelli OLED non possono essere molto luminosi (ecco perché non sono adatti per essere installati in ambienti molto illuminati), hanno comunque livelli di nero nettamente migliori nonché un rapporto di contrasto "infinito". Ti consigliamo, dunque, di informarti accuratamente e di fare approfondite ricerche prima di acquistare una nuova tv, a tal proposito ti consigliamo di leggere la nostra guida all'acquisto TV.
I registi decidono quanto debbano essere “brillanti” i loro film
Non dimenticare, infine, di considerare anche l'intento del regista! Molti di essi, infatti, non amano utilizzare eccessivamente l'HDR ma lo usano, ad esempio, soltanto per alcuni punti salienti della trama. Per intenderci: un film classificato per raggiungere soltanto 300 nit non supererà quel valore anche se lo guardi su un monitor che è in grado di superare i 1.000 nit.